La nuova strategia condivisa tra operatori privati e istituzioni parte dalle strutture amovibili ma va ben oltre e coinvolge la gestione del territorio. Una circolare della Regione Puglia
Se ne parla ormai ogni giorno, specie dopo i continui interventi della magistratura per il sequestro di strutture balneari salentine che si sarebbero, invece, dovute smontare. E le esigenze delle imprese balneari sono state costantemente ribadite dalla associazioni di categoria, tra cui Federbalneari Salento, instancabile nella difesa di una destagionalizzazione che, sempre auspicata, non è mai decollata.
Strutture amovibili, possono aiutare la destagionalizzazione del turismo?
Se ne è anche discusso in un seminario lo scorso 24 febbraio alla Business Tourism Management (BTM) di Lecce: spunti importanti, riproposti in più occasioni anche nei tavoli tecnici tra operatori e Regione e da questi riproposti negli incontri con le Soprintendenze operanti in Puglia. Un dibattito serrato che sta dando i primi frutti con una circolare della Sezione Demanio e Patrimonio della Regione. Numerosi i tratti salienti su cui si fonda la circolare:
- coerenza con il Piano Strategico Turismo 2016-2025, il cosiddetto “Puglia 365”, che punta alla completa valorizzazione della costa e delle spiagge pugliesi;
- riconoscimento delle strutture balneari come strumento di valorizzazione della costa;
- integrazione con la precedente circolare 11857 del 2016;
- titolo abilitativo condizionato al nulla-osta sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio;
- riconoscimento dell’esistenza di due contesti diversi: quello estivo e quello invernale.
Su questi aspetti gli operatori dei vari ambiti costieri nei quali la possibilità di esercizio è limitata alla sola stagione estiva, si sono espressi positivamente.
Una vision moderna
La circolare regionale, per questi ambiti ed in presenza di questa limitazione, emana criteri ed indirizzi operativi cui devono attenersi i comuni costieri (a cui si presentano le istanze finalizzate al mantenimento annuale delle strutture balneari). In buona sostanza, direbbe qualcuno, non si è fatto nulla, se non “assistere e condividere” con gli operatori un cammino che già poteva essere da tempo avviato.
La circolare in realtà mette nero su bianco quel processo di concertazione tra la Regione, i Comuni, gli operatori e, soprattutto, la Soprintendenza archeologica, beni architettonici e paesaggio (A.B.A.P.), che aveva sempre richiesto progetti oculati e orientati ad un uso della risorsa-spiaggia anche in periodi non estivi, quindi ad una vision nuova a proposito di strutture amovibili. Si è guardato, cioè, ad altri aspetti spesso trascurati ma che vanno previsti, proprio per consentire il mantenimento delle strutture. L’esempio più volte richiamato è quello del “modello Manfredonia”, accettato in quanto frutto di dialogo e non di scontro tra poteri.
Strutture amovibili sulle spiagge: quali regole?
Già nel convegno tecnico di Federbalneari dello scorso 24 febbraio, sono stati indicati parametri, strutturali e territoriali, per poter mantenere annualmente le strutture dei lidi. Eccoli.
Prima e ineliminabile condizione è la facile amovibilità (e la definizione di più assetti temporali):
- le strutture devono sempre e comunque essere amovibili, a garanzia della reversibilità e della tutela dei litorali;
- va previsto l’assetto estivo o invernale: ci devono essere due progetti (layout) che diano contezza degli spazi necessari ed effettivamente utilizzabili a seconda del periodo. Ogni spazio dovrà essere giustificato nelle sue dimensioni ed essere coerente con una strategia imprenditoriale che ne giustifichi l’esistenza nei periodi dell’anno;
- deve esserci un piano di erogazione dei servizi, che comprenda spazi, strutture e personale necessario;
- vanno assicurati la funzionalità e l’utilizzo della struttura anche con contratti di lavoro rispettosi delle norme. Quando la costa dialoga con la città La seconda condizione è la verifica della collocazione delle strutture in contesti urbani, periurbani o comunque urbanizzati:gli ambiti costieri urbani sono quelli che presentano una diffusa urbanizzazione che ha modificato le caratteristiche della costa (si includono i litorali nei centri urbani o nelle aree contigue);
gli ambiti costieri periurbani o comunque urbanizzati, sono quelli in cui si sono parzialmente compromessi i caratteri naturali della costa (con presenza di edificazione diffusa e reti stradali di collegamento);
Vanno considerati gli ambiti costieri ad alta sensibilità ambientale, ad es. aree protette secondo le varie legislazioni comunitarie, nazionali e regionali, fermo restando la verifica di fattibilità ambientale.
Infine, vanno assicurate la custodia delle strutture e la manutenzione delle stesse, per garantire il decoro e contribuire allo stesso, alla tutela e alla cura del particolare contesto ambientale. Servono quindi:a) un piano di custodia per garantire la sicurezza delle strutture;
b) un piano di manutenzione per garantirne la durabilità ma soprattutto il decoro e per garantire attenzione al paesaggio.Regione Puglia, una legge inattuataTutto questo vale comunque fino all’approvazione dei Piani Comunali delle Coste, in mancanza dei quali la Regione questa volta si attiverà con i poteri sostitutivi, utilizzando un istituto già da anni previsto, ma mai utilizzato per l’impossibilità di imporsi ai poteri locali. La normativa regionale è infatti nata orfana e debole e, di fatto, è rimasta inattuata.
I comuni individuano gli ambiti e, in merito a come fare, possono ricorrere agli studi dei piani coste, ma anche a quelli per la redazione degli strumenti urbanistici comunali. Possono anche ricorrere al Piano Paesaggistico, al Piano Coste Regionale, ai Piani di Gestione delle aree SIC e ai tanti altri studi presenti. Un patrimonio di studi finanziato nel passato che merita oggi di tradursi in strumenti a favore dei cittadini. Un patrimonio di studi che consente di non rinunciare ad una visione strategica ed integrata.
Un nuovo uso del territorio
Non possiamo non evidenziare due momenti principe in tutto questo processo che ruota intorno alla regolamentazione delle strutture amovibili sulle spiagge, ma che va ben oltre questo aspetto, perché impone la necessità del dialogo con la Soprintendenza e con le strutture regionali paesaggistiche (non citate nella circolare):
- gli ambiti rappresentano un momento di studio, analisi e condivisione fra tutti, altrimenti si è fatto un buco nell’acqua;
- i progetti (nei due assetti estivo ed invernale) racchiudono la sintesi della proposta di uso del territorio: non si potrà prescindere dalla loro qualità.
Insomma, c’è un nuovo percorso da compiere e bisogna integrarsi con la più ampia visione di rigenerazione del territorio e della costa: lo si fa tutti insieme, altrimenti significa aver deciso di percorrerlo sin dall’inizio con le scarpe rotte che non portano al punto di arrivo.
Articolo a cura della redazione www.ambienteambienti.com