Protocollo d’intesa firmato tra il Dipartimento amministrazione penitenziaria, il direttore del carcere e il sindaco: “Così realizziamo il reinserimento sociale”. Un progetto nazionale che coinvolge un’isola il cui rapporto con il carcere è stato sempre molto forte. In certi casi leggendario
Pulizia del mare e delle coste, cura del verde pubblico: tutto affidato a 15 detenuti del carcere di Favignana per favorirne il reinserimento sociale. Con questo scopo è stato firmato ieri sull’isola siciliana un protocollo d’intesa: a sottoscriverlo Dino Petralia, direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il direttore del carcere, Nunziante Rosania, e il sindaco Francesco Forgione, ex parlamentare di Rifondazione comunista e presidente della commissione parlamentare Antimafia. “Si tratta di un progetto che viene consacrato in questo protocollo che si aggiunge ad una serie di protocolli e progettualità che riguarda il percorso trattamentale e di reinserimento sociale per i detenuti”, spiega Petralia che è andato personalmente a Favignana per siglare l’accordo.
Un progetto nazionale che coinvolge un’isola il cui rapporto con il carcere è stato sempre molto forte. In certi casi leggendario. Addirittura a Favignana si attribuisce l’origine stessa delle mafie, almeno nell’immaginario mitologico delle stesse cosche. La favola che ha nutrito l’identità di generazioni di mafiosi, ricordata dallo stesso Forgione in un libro firmato assieme ad Enzo Ciconte e Vincenzo Macrì, è ambientata proprio il carcere di Favignana, dove leggenda vuole che tre cavalieri spagnoli, Osso, Mastrosso e Carcagnosso, appartenenti ad una società segreta di Toledo, fossero rinchiusi nel ‘400. Una prigionia lunga 29 anni, durante i quali approntarono le regole sociali delle più grandi organizzazioni mafiose: Osso in Sicilia, Mastrosso in Campania e Carcagnosso in Calabria. A riprova del forte impatto che il carcere dell’isola delle Egadi ha avuto nel tempo: “Al di là di queste suggestioni – chiosa Petralia – l’area penitenziaria per Favignana è stata da sempre “datore di lavoro”, dando impiego nel settore penitenziario. Un grande impatto ha sicuramente avuto il forte San Giacomo, carcere di massima sicurezza, dismesso nel 2010. Questo progetto darà spazio all’integrazione in un’isola molto bella: i detenuti daranno il loro contributo e si sentiranno ancora più isolani”.
“Aprire l’isola al carcere e di conseguenza il carcere all’isola è un fatto straordinariamente importante”, sottolinea Forgione. Che annuncia: “Riattiviamo anche il laboratorio di sartoria, l’idea è quella di produrre non solo le mascherine ma prodotti legati all’economia dell’isola. Allo stesso tempo ieri abbiamo avviato un percorso per la restituzione alla comunità del vecchio carcere che è una fortezza straordinaria, bellissima”. Il reinserimento sociale dei detenuti da un lato e l’ex carcere come struttura museale dall’altro: “Attraverso la fortezza vorremo così raccontare una parte di storia d’Italia: è in questo carcere che sono passati i più noti camorristi, ma anche i brigatisti, da Adriana Faranda a Pierluigi Concutelli. Investiremo la ministra Cartabia della proposta, ma un percorso lo avevamo già avviato con il sottosegretario Andrea Giorgis”. Intanto ad agevolare i progetti di inserimento sociale al carcere di Favignana c’è la lunga esperienza in questo campo maturata dal direttore del carcere, Nunziante Rosania, neuropsichiatra e già direttore dell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona, dopo la riforma riconvertito in carcere, dove erano stati tanti i progetti di reinserimento degli internati nonostante il sovraffollamento. Per lungo tempo quello di Barcellona fu l’unico Opg d’Italia, perché la Sicilia non aveva recepito la legge nazionale che ne predisponeva la conversione.
“Abbiamo 60 detenuti, definitivamente condannati. Questo ci permette di lavorare a più progetti di recupero di carattere riabilitativo”, spiega Rosania. E continua: “Abbiamo attivato una collaborazione valida col sindaco che si è presentato particolarmente dinamico e produttivo, così che finalmente abbiamo potuto dare concretezza ad una serie di cose che erano già in fase di elaborazione”. Il Verde pubblico, la pulizia dei litorali, ma anche progetti ambientalisti: “Dopo un’attenta formazione dei detenuti verranno inseriti in progetti di recupero ambientale e di salvaguardia del territorio, addirittura potranno essere formati come vere e proprie guide sul territorio e potremmo occuparci anche delle altre isole delle Egadi”. Mentre in commercio entrerà il brand del reinserimento dei detenuti: “Abbiamo riattivato la sartoria, dopo un lungo percorso: ripristinare le macchine non è stato facile. Adesso ci proporremo sul mercato esterno con brand specifico”. E i progetti futuri sono tanti: “Attiveremo anche corsi per le coltivazioni speciali relative ai prodotti tipici di questa zona”. Così annuncia Rosania che è però prossimo alla pensione: “Prima di andare via spero di potere vedere tutti progetti avviati”.
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