Sin dal 2006 si sente parlare della direttiva Bolkestein, che ha portato nelle piazze italiane non solo i tassisti, ma anche gli ambulanti e i gestori di strutture balneari. Riuscirà l’Italia a trovare un accordo con l’UE senza incappare in infrazioni?
1. QUAL È L’OGGETTO DEL CONTENDERE?
Lo scorso aprile alla Camera dei Deputati si è tenuto un convegno per i titolari di aziende balneari organizzato dall’associazione Donnedamare, in cui si è trattato della direttiva comunitaria 123/2006, meglio conosciuta come Direttiva Bolkestein. Questa direttiva è stata adottata dalla Commissione Europea nel 2006 e recepita dall’Italia nel 2010. Sin dall’inizio la direttiva ha scatenato le proteste di alcune categorie di imprenditori, come gli ambulanti, i tassisti e i gestori di strutture balneari. Ciò che preoccupa queste categorie di imprenditori è, soprattutto, il punto della direttiva nel quale si stabilisce che lo Stato è obbligato a mettere al bando le concessioni in scadenza di spazi pubblici e beni demaniali. Infatti, fino a oggi, lo Stato italiano prevedeva un accordo diretto pubblico-privato senza indire gare alle quali avessero accesso anche altri operatori. L’UE, già nel luglio del 2016, aveva stabilito che la modalità utilizzata dallo Stato italiano non permetteva una selezione imparziale e trasparente dei potenziali candidati, contravvenendo alle disposizioni della direttiva. La retorica contro la Bolkestein ha giocato un ruolo non trascurabile nell’alimentare sentimenti ostili all’Unione Europea in Italia.
2. LA DIRETTIVA BOLKESTEIN
La direttiva Bolkestein è stata creata dalla Commissione Europea con uno scopo ben preciso: garantire la libera circolazione dei servizi all’interno del Mercato Unico Europeo, permettendo a un’azienda che offre servizi di trasferirsi temporaneamente in un altro Paese membro dell’UE e continuare liberamente a esercitare la propria attività. Grazie a questa direttiva, infatti, le pratiche burocratiche e amministrative sono semplificate. Inoltre, sin dalla sua approvazione, ogni tre anni è prevista una revisione della direttiva, ma ogni nuova misura adottata deve servire a favorire il mercato interno e la liberalizzazione dei servizi. La Bolkestein prevede anche la rimessa al bando delle concessioni per attività commerciali sul suolo pubblico. Dal momento che questa direttiva a oggi non è completamente attuata dallo Stato italiano, ogni qualvolta sia necessario il Governo interviene con emendamenti ad hoc per tutelare i titolari delle concessioni su spazi pubblici, in particolare i titolari di concessioni balneari. Per quanto riguarda le altre categorie, come i tassisti e gli ambulanti, il Governo, tramite il decreto “milleproroghe”, aveva già rimandato la scadenza delle concessioni a fine 2018, mentre al momento le concessioni sono state ulteriormente prorogate fino alla fine del 2020.
3. LIBERA CIRCOLAZIONE DEI SERVIZI
Per quanto riguarda la categoria dei titolari di aziende balneari, l’ex commissario europeo Frits Bolkestein, durante il convegno sopra menzionato, ha spiegato in modo chiaro la direttiva, specificando che, dal suo punto di vista, le concessioni balneari non sono servizi, ma beni e che, quindi, la direttiva non andrebbe applicata a questo tipo di concessione. Rimane però da trovare una via di uscita da un eventuale scontro con l’UE, visto che Bolkestein non ha più incarichi ufficiali. Come consigliato dall’ex Commissario, si potrebbe adottare una norma simile a quella deliberata in Spagna nel 2014 proprio a proposito delle concessioni marittime. La norma spagnola, conosciuta come Ley de Costas, ha prolungato le concessioni da 30 a 75 anni, così da escludere gli stabilimenti balneari dalla direttiva Bolkestein. L’obiettivo rimane quello di evitare l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia.
Articolo a cura Moira Mastrone