LECCE – È stata avviata in questi giorni, attraverso una serie di sopralluoghi degli agenti della polizia provinciale, un’attività di screening che punta a far luce sul rilascio delle concessioni per gli stabilimenti balneari e che in particolare mira a verificare l’esatta corrispondenza tra le strutture autorizzate e quelle realmente esistenti sul Demanio o in prossimità di esso.
Il territorio di partenza è quello melendugnese per uno spazio del litorale compreso tra San Foca e Torre dell’Orso.
L’attività degli uomini in divisa coordinati dal comandante Antonio Arnò, da quanto è dato di sapere è ancora nella fase embrionale perché con i primi sopralluoghi è stata effettuata solo una mappatura fotografica dei siti. A questa dovrebbe seguire, ma in alcuni casi sarebbe stata già compiuta, un’attività di acquisizione e lettura della documentazione conservata nell’ufficio tecnico comunale, dove si trovano le pratiche autorizzative.
In sostanza, la Procura vuole capire se negli stabilimenti balneari le attrezzature e i servizi sorti in questi ultimi anni siano conformi a quanto realmente consentito dalle Autorità competenti. Accertamenti che servono a comprendere se proprietari o gestori dei lidi abbiano eventualmente compiuto illeciti con la costruzione di opere abusive che potrebbero aver messo in serio pericolo sia la bellezza paesaggistica dei luoghi che l’integrità ambientale dei siti.
Questo filone d’inchiesta segue (e si inserisce nella stessa linea di verifica dell’Autorità giudiziaria) l’operazione già compiuta ad Otranto, sempre sulla costa Adriatica, dove diversi stabilimenti balneari in una zona in cui insistono vincoli paesaggistici e idrogeologici e dove si è registrato il crollo recente di un tratto di falesia, sono finiti sotto sequestro.
L’ultimo, in ordine di tempo, ha riguardato (l’altro ieri) il lido che stava per sorgere a marchio (poi revocato) «Twiga» in località Cerra, dove gli stessi agenti della polizia provinciale hanno proceduto ad apporre i nuovi cartelli che trasformano il sequestro da probatorio a preventivo. Una vicenda che vede indagate quattro persone tra cui l’attuale sindaco Pierpaolo Cariddi nel suo ruolo di direttore tecnico (poi dimissionario) del cantiere, il presidente provinciale di Federalberghi Raffaele De Santisin veste di presidente della società Cerra proprietaria del sito, e due funzionari, il dirigente dell’area tecnica, l’ingegnere Emanuele Maria Maggiulli, e il dirigente dell’area ambiente, il geometra Giuseppe Tondo.
L’inchiesta a Melendugno è alle prime battute e ancora non è stato aperto alcun fascicolo sulla scrivania del pubblico ministero Antonio Negro che sta coordinando le attività ispettive. In seguito alla lettura delle relazioni che gli saranno trasmesse dagli agenti il magistrato potrebbe (se ce ne saranno i presupposti) richiedere l’adozione di provvedimenti specifici. [m.c.]
Fonte articolo http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it